Editoriale del numero 93 - Un tempo donato, unito al vento dell’Africa
Molti nodi stanno venendo al pettine con la crisi economica abbattutasi su tutto l’occidente. Una crisi che continua nell’ottica dominante del profitto di pochi a scapito dei molti. Una crisi che ha fatto risorgere la paura.
La paura come un virus, prende i nervi e la mente delle persone. Paura di essere rapinato, che induce i cittadini a non uscire di casa, diventando prigionieri della propria abitazione, spesso chiusa con mille chiavi, arricchita da un potente sistema d’allarme e da facciate deturpate dalle inferriate che proteggono porte e finestre. Paura degli sconosciuti, paura degli emigranti. Il contrario della paura non è il coraggio, ma la relazione, l’incontro con l’altro. Altro di cui hai estremamente bisogno, perché sono gli altri che ci danno la vita. Quindi una relazione civile, politica e utopica è la sola cosa che può darci un futuro migliore, diverso, solidale, senza paura di essere felici. A quando un occhio particolare per le vittime!
Adesso viviamo nel segno del vento dell’Africa. E’ vento d’Africa ma non quello che porta nell’atmosfera le sabbie del deserto, bensì quello che reca principalmente il soffio della speranza. Folle che chiedono pane, ma ancora più grande è il loro bisogno di partecipazione, di autostima, di relazione, di accoglienza, di affetto. Ci chiedono il pane dell’amicizia e dell’attenzione. Desiderano camminare con le loro gambe ma hanno bisogno di noi.
A Nonantola (MO), a giugno, terminate le scuole, “accolti” dall’associazione Pace&Solidarietà, sono arrivati per il secondo anno in vacanza 13 bambini e bambine di Scampia-Napoli. Questa esperienza è nata grazie alla presenza in questa cittadina, da ormai due anni, di Davide Cerullo, un ex-bambino di Scampia che ha vissuto tutta la sua adolescenza in questo quartiere. Davide, dalla sua storia ha scritto il libro: “Ali Bruciate-I bambini di Scampia” ed. Paoline e in seguito, ha realizzato una Mostra fotografica “Volti che interrogano”. La settimana seguente, “accolti” dalla parrocchia di Vicofaro-Pistoia, l’hanno passata al mare. La loro vacanza in questo contesto è diventata un’esperienza capace di comunicare le ragioni più profonde della festa, della convivialità, della serenità, dell’allegria. Non si è trattato solo di una vacanza alternativa alla vita del quartiere di Scampia, ma di un momento alternativo che li ha visti partecipi, attivi impegnati in numerese esperienze. Esperienze donate da “persone” che hanno condiviso questo importante arrivo.
I ragazzi, come ben sappiamo, in vacanza non si fermano, non si riposano, ma si attivano tanto da cadere alla sera stremati. E’ l’esperienza che è importante, perché rimane per la vita. Cambiare, fermarsi, sono due azioni necessarie per ritrovare se stessi. Per chiedersi se si è attori di un palcoscenico allestito da altri e con un copione sempre scritto da altri oppure persone capaci di pensieri e scelte libere e responsabili. Il conformismo, spesso, sa indossare maschere attraenti e sorridenti, è una sfida sempre aperta. E’ stata un’occasione educativa che ha tanto più valore quanto più contribuisce a creare o approfondire consapevolezze e responsabilità permanenti. Per loro è stato vivere in maniera straordinario ciò che è ordinario, un luogo di transito o di sosta, un’umanità alla ricerca di ricreazione e distensione. Un’uscita dal chiuso del loro quotidiano. Non è stato un tempo di superficialità o di semplificazione, ma di quella leggerezza di cui ha bisogno la speranza per entrare l’un l’altro-a nel cuore delle persone. Quanti sorrisi espressi, quanti gesti di simpatia, quante parole gentili si sono ascoltate. Dalle cose più semplici e condivise, si arriva molto spesso alle questioni più impegnative, con quello stile di ascolto che toglie la relazione dalla mediocrità. E’ in questo contesto che la riflessione di Pietro, uno dei ragazzi, mi ha colpito profondamente. Intervistato da una televisione locale, alla domanda. ti sei fatto degli amici, ha risposto: sì, Spugna. Ma chi è Spugna? Un ragazzo africano, abitante del luogo, che puntualmente si intratteneva con loro a giocare. Per Pietro, credo per tutti loro, questa è stata una ricchezza, un incontro, un’integrazione automatica. I bambini come loro, figli della vita alimentano solo l’incontro. Noi, che ci consideriamo adulti, dovremmo riflettere sulla naturalezza di Pietro. Sento di poter affermare che Pietro mi ha richiamato all’assunzione di responsabilità più piena verso gli altri e verso l’eredità che ci lascia. Ci invita a scommettere a porre attenzione a cosa succede in un gruppo che vivendo un armonioso e intenso senso di comunità, riesce a sviluppare e a potenziare al massimo le energie creative e positive. Grazie Pietro, Ciro(2), Raffaele, Valentina, Anna, Nino, Salvatore, Ciccio, Luciano, Francesca, Francesco, Fabio, Chiara e Alessandro.
In questo numero, Davide Cerullo ci racconta la sua storia: pag. 7-15; alle pag. 15-18 trovi una riflessione di don Paolo Boschini, parroco della parrocchia BVA di Modena, dove la mostra fotografica ospitata durante la settimana santa, è stata oltraggiata da mani vigliacche. Fatto di cronaca e non solo, che ha avuto rilievo nazionale: giornali e TV. La nostra collaboratrice, Cinzia Vaccari, alle pag. 19-22, ci racconta la sua visita nel quartiere. Di Cinzia è uscito in questi giorni il suo ultimo libro: “Scusate il disturbo”. Troverai la recensione nella rubrica Libri. Infine, nell’approfondimento, da pag. 62 a pag. 88 trovi, a cura del Centro don L. Milani di Pistoia, la spiegazione della Mostra fotografica e a seguire le foto. Altre otto le trovi all’interno della rivista. Si conclude così questo speciale su Scampia.
Antonio